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Brani di storia vissuta, il libro di Postal riaccende il dibattito sull’autonomia

“Nel ’61, quando esplodevano le bombe, pareva che tutti stessero perdendo; poi invece, ha vinto la politica”. Con queste parole Giorgio Postal ha sintetizzato lo spirito che anima il suo libro “Brani di storia vissuta”, presentato ieri sera in una sala gremita al Grand Hotel di Trento insieme ai presidenti delle Province autonome Maurizio Fugatti e Arno Kompatscher, moderati da Elisa Bertò, rappresentante del Trentino nel segretariato generale del GECT.

  • 23.09.2025
Presentazione del libro “Brani di storia vissuta” di Giorgio Postal al Gand Hotel di Trento: da sx il Presidente della Provincia autonoma di Bolzano Arno Kompatscher, il Presidente della provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, Elisa Bertò (moderatrice e rappresentante del Trentino nel Segretariato Generale dell'Euregio e l'autore Giorgio Postal.© Archivio Ufficio Stampa PAT

Il volume, edito da Lasa, non è soltanto un memoriale, ma un tentativo di «restituire il contesto di quegli anni, anche recuperando il valore della classe dirigente di allora». Da qui l’attenzione che Postal dedica a figure come l’altoatesino Berloffa, l’ex presidente della Regione Dalvit, l’assessore Berlanda, ma anche alla controversa presidenza di Tullio Odorizzi, fino al lavoro della Commissione dei 19, di cui fu segretario, riportandone i verbali e alcuni passaggi fondamentali spesso trascurati. Tra questi, l’incontro di Cavalese del 1965 tra Aldo Moro e il cancelliere austriaco Josef Klaus, che segnò un punto di svolta nel dialogo tra Roma e Vienna.

La presentazione trentina, dopo la tappa di Bolzano, è stata occasione per riflettere anche sull’attualità, con un parallelo tra il percorso che portò al secondo Statuto e l’intesa siglata recentemente tra Roma, Trento e Bolzano sul ripristino delle competenze erose dopo la riforma del Titolo V. “Il ripristino delle aree di competenza precedenti alla riforma del Titolo V della Costituzione, erose dalla Consulta, è un passaggio storico – ha sottolineato Postal – non a caso la Volkspartei ci ha fatto un congresso straordinario. Fugatti e Kompatscher hanno lavorato bene e questo è il mio giudizio politico”.

"Commissioni paritetiche, fiducia reciproca tra Trento e Bolzano, sintonia tra me e il presidente Kompatscher, lealtà del governo nel non interrompere il percorso sull’intesa: tutto questo è rientrato in quel clima pattizio che i costruttori dell’autonomia hanno saputo tracciare – ha dichiarato Fugatti – non servono proclami: lavorando in silenzio, senza sbandierare annunci, siamo riusciti a ottenere risultati concreti per rafforzare e migliorare le competenze della nostra autonomia".

È un traguardo politico e istituzionale importante – sottolineato Fugatti - non solo abbiamo recuperato gli standard di autonomia precedenti, ma li abbiamo anche ampliati con nuove competenze, tra cui per la prima volta nello statuto la introduzione del principio di intesa. Introduce inoltre il principio di intesa tra Stato, Regione e Province autonome per eventuali future modifiche dello Statuto, garantendo che non possano essere adottati interventi unilaterali da parte dello Stato centrale. La riforma attribuisce anche nuove competenze, in particolare in materia di ambiente, commercio e gestione della fauna selvatica, e amplia le competenze già esistenti in ambiti chiave per l’autogoverno locale.

Kompatscher ha rilanciato con forza l’importanza del metodo: "Battere i pugni sul tavolo è solo uno slogan: mettersi d'accordo anche a fatica è invece fare politica”. Un richiamo che si collega alle posizioni più volte espresse dal Landeshauptmann negli ultimi mesi, l’autonomia non è mai una conquista definitiva, ma un processo che richiede pazienza, negoziato e responsabilità condivisa.

“Oggi è bello vedere che nella famosa clausola di salvaguardia c’è un passo avanti. È vero, non è l’intesa che avevamo auspicato, ma quello che abbiamo raggiunto rappresenta comunque una grande conquista – ha spiegato Kompatscher - non parliamo più di un semplice parere, dopo il quale il Governo poteva decidere liberamente. Adesso, dopo la prima lettura, con un testo stabilizzato e chiaro, si deve chiedere, non più il parere, ma l’intesa. Questo innalza il livello della nostra autonomia, perché non si potranno più peggiorare i livelli già riconosciuti. Ed è questa la vera novità: la norma chiarisce che sì, si può andare avanti, ma senza ridurre le competenze acquisite. Mai, prima d’ora, c’era stato un riferimento così esplicito all’ancoraggio internazionale dentro il diritto interno”.

Il libro sulle svolte che hanno portato alla Seconda Autonomia fornisce ampi spunti per queste riflessioni di attualità e potrebbe favorire un clima di rapporti intensificati fra le due Province, considerate anche le recenti aperture del Consiglio dei Ministri. Un passo che, senza entrare in un “terzo Statuto”, vede le autonomie impegnate non solo sul fronte delle competenze, ma anche sul modo di impiegarle in una cornice più ampia.


Postal invita a riflettere su passaggi, uomini e metodi spesso lasciati in ombra ma risultati decisivi: dal “Los von Trient”, che sancì il primato della politica sul mero scontro giuridico, alla determinazione di classi dirigenti illuminate nel perseguire la convivenza pacifica anche a costo di impopolarità; fino alla costruzione di un chiaro metodo di confronto internazionale che rese paritetiche le due autonomie e fissò regole certe lungo l’asse del Brennero. Sono prospettive che restano ancora attuali, oggi ampliate alle dimensioni alpine dell’Euregio: autonomie dinamiche, perché chiamate a misurarsi continuamente con nuovi problemi e nuove opportunità, in un confronto che non può essere solo istituzionale ma deve coinvolgere uomini e donne di buona volontà.

Ufficio stampa PAT
 

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